Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/185

Da Wikisource.

impallidire il paziente dinanzi al ferro del chirurgo. Che cosa stava per dirle Filippo del quale non aveva mai potuto in tutto il giorno incontrare lo sguardo denso di mistero?

Timidamente la madre passò la mano sulla rimboccatura del letto mormorando:

— Starai bene qui?

— Oh! non importa, mamma, non importa. Devo parlarti in argomento grave.

Come sotto il colpo d’una pugnalata invisibile la signora Cònsolo si appoggiò contro i guanciali dove la mano era già tesa in attitudine di carezza. Per un attimo il silenzio aleggiò sul suo volto il soffio della morte. Più di così non poteva soffrire. Qualunque fosse la forma del dolore che la aspettava l’intensità di esso era stata già divinata dal profondo suo amore materno.

Ella era pronta.

— Io ti ho promesso, non è vero? — cominciò Filippo a bassa voce — di non concludere nessun atto importante della mia vita senza dartene avviso.

— Sì, certo — interruppe la signora Cònsolo, riafferrandosi ad una informe speranza.