Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/225

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deva. Nessuno aveva il diritto di renderla infelice finchè ella non lo avesse voluto; e non lo voleva. Ella apriva le braccia a tutte le sensazioni come il viandante raccoglie un fascio di fiori che trova sul suo sentiero: ella ne intesseva ghirlande per sè e per il bambino che le cresceva a lato.

Voleva esser buona, voleva essere intelligente, voleva anche esser bella per diffondere intorno a sè la gioia della vita e farsene una consolazione.

Non era questo il santo egoismo racchiuso nelle parole di Filippo? Ella almeno lo intendeva così. Forse ha la luce diversi riflessi a seconda dell’oggetto sul quale si posa? Minna oramai non ne dubitava più perchè Filippo possedeva bensì lo sguardo dell’aquila che affronta i raggi del sole, ma era sufficiente che la sua vanità venisse smossa per alzarsi a guisa di nebbia ad oscurargli la netta visione delle cose.

Minna aveva pagato colla rovina di tutte le sue illusioni il posto di osservazione che le permetteva di scorgere intera la figura di Cònsolo quale nessuno de’ suoi amici la poteva conoscere, avendo egli nascosta ogni