Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/261

Da Wikisource.

— 249 —

le aveva prese suggendo durante gli eterni pomeriggi delle estati milanesi la fresca umidità di quegli alberi, inebbriando lo sguardo nelle folte masse verdeggianti che le davano l’illusione di principii di foreste. Ella aveva cantato colle rondini che accorrevano in primavera ad appendere i nidi sotto gli embrici imbruniti di muffa; ella aveva scherzato colle farfalle che scarse e timide aleggiavano intorno alle glicini pallidamente rinascenti dai tronchi annosi. Quei poveri, quei tristi giardini erano un po’ suoi, erano parte della sua povera e triste giovinezza; ella non poteva rivederli senza commozione.

Procedendo lentamente nel suo cammino lascia a destra la balaustra barocca dei Visconti, a sinistra via della Passione in fondo alla quale rizza la fronte augusta il tempio su cui sta scritto: Amori et dolori sacrum.

Ed ecco il rozzo Ponte del Verziere, ecco di nuovo l’aureola smagliante, il padiglione d’oro e di porpora che il tramonto spiega sull’orizzonte del cielo, laggiù verso Porta Romana; ecco il ponticello dell’Ospedale, ecco il palazzo Sormani coi due platani gemelli, ed ecco finalmente la sua casa!