Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/66

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giada scossa dalle fronde le aveva inumidito il volto e un ombra, forse l’ala di un uccello notturno, era passata sopra il suo capo. Non era ciò, non era ciò. La signora Cònsolo avvertì un ostacolo sorto improvvisamente tra lei e suo figlio, fra il suo pensiero e il pensiero di Filippo. Che cosa? Un fantasma, un sogno, un desiderio, un rimpianto, un rimorso?...

Sentì che in quel momento egli si era staccato da lei, che le sarebbe stato impossibile afferrarlo, che le sfuggiva in quel momento e colle pupille aperte nel buio fissò avidamente in silenzio il profilo immobile del bel marmo ch’ella aveva scolpito.

— Filippo, — disse a un tratto stringendogli la mano — posso essere sicura che non prenderai alcuna seria decisione riguardo alla tua vita senza dirmelo prima?

Filippo rispose silenziosamente alla stretta materna.

— Prometti, — insistette la signora Cònsolo.

— Non ti fidi di me?

— Prometti.