Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/68

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tanto diversa, col suo cuore, col suo pensiero, ma con un fatto orribile di più.

Eppure Minna non pianse, non imprecò. Il fiore che la bufera improvvisamente investe, schianta, solleva, atterra, torce, frantuma, quale resistenza può opporre se non un gemito subito represso nel violento cadere dei suoi petali e un piegarsi verso le proprie radici obbedendo alla forza bruta?

Minna non pianse, non imprecò. Abbandonata sopra una seggiolina accanto al suo letto, colla fronte appena riversa contro il guanciale, le braccia rilasciate lungo il grembo, fisse ad arco le palpebre come e proprio di coloro che contemplano una voragine, continuò ad assistere allo sdoppiamento di sè stessa rifacendo passo a passo il cammino che l’aveva condotta all’ora fatale.

Che era mai stata la sua vita prima che vi apparisse Filippo Cònsolo? Ed era stata vera vita, o non piuttosto una condizione di letargo dolorosa e umiliante, dalla quale forse non sarebbe uscita mai, come una pianticella radicata in fondo a un burrone che non saprà mai, che non conoscerà mai