Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/131

Da Wikisource.

spiegarsi l’insolito ritardo. Fece la spola così per un pezzo dalla soglia dell’uscio al focolare, togliendo e rimettendo la pentola, sempre più agitata, non curandosi oramai della pioggia che per commiserare Giovanni. Finalmente, incapace di resistere all’inazione snervante dell’aspettativa, si buttò in testa il grembiule e mosse verso la casa del carrettiere per sapere se Giovanni fosse ritornato.

A mezza strada lo incontrò, bagnato come un pulcino. Non potendolo veder bene nella notte buia, Chiarina lo andava tastando sulle spalle e sulle braccia.

— Ahi! — fece a un tratto Giovanni.

— Come sei bagnato, come sei bagnato! Ma che hai fatto?

— Te lo dirò poi. Corriamo.

Giunti al loro stambugio, Chiarina chiuse l’uscio ben bene e togliendo la casacca del fratello la distese intorno al fuoco per farla asciugare. Guardandolo allora in faccia si accorse che era pallido e vide i suoi abiti coperti di mota.

— Sei caduto? dì la verità!

— Non io sono caduto — rispose Giovanni avvicinandosi con piacere alla fiamma