Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/151

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dolcezza, inesauribile nella pazienza, maneggiando gli aghi e le stringhe colle sue mani leggiere che il freddo arrossava, uno sciallino color nespola sulle spalle. Affluivano gli avventori da tutta la lunghezza del Corso, dalle vie adiacenti e qualcuno talvolta da quartieri lontani, attratti dalla speranza di spender meno. In certi giorni, al sabato, per esempio, primeggiava la clientela dei sobborghi e dei paesi più prossimi. Erano affittaioli, piccoli mercanti di campagna, rivenditori. Questo pubblico speciale veniva trattato da Giovanni con un colpo d’occhio rapido e sicuro, con quella bonarietà intelligente che gli cattivava la fiducia tanto quanto a Chiarina la sua dolcezza e la sua pazienza. «Andiamo alla Pace, dove si compera bene — dicevano le massaie; — non fosse altro quel fratello e quella sorella sono tanto graziosi, e non hanno l’aria di volerci ingannare».

E la gente affluiva per uno di quei fenomeni di autosuggestione che fanno la fortuna di alcuni negozi tanto quanto la disgrazia di molti altri. Il basso prezzo delle merci esposte, stabilì fra le massaie la speranza dell'economia