Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/153

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Aveva per vicini, da una parte un polentaio, dall’altra una insegna di tabacchino che serviva da pretesto a uno spaccio di liquori. Il polentaio, che vendeva anche frutta, merluzzo e patate, divenne subito suo fornitore in titolo; ma per non far torto al liquorista, dal quale non comperava nulla, gli augurava il buon giorno con particolare cordialità e mandava Chiarina a provvedere il sale ed i fiammiferi. «Noi siamo nuovi qui — pensava Giovanni: — dobbiamo farci degli amici e non dei nemici».

Giovanni era la forza attiva e creatrice; Chiarina il suo collaboratore fedele. Alla vendita minuta Giovanni si annoiava; ma in quei primi giorni di avviamento la sua presenza era necessaria e si sottoponeva a misurare stoffe e ad accartocciare pacchi, nello stesso modo che l’alpinista attraversa una pianura colla mente fissa alla vetta. Alla sera nessuno lo vedeva, nè dal liquorista, nè altrove; egli ne ap-profittava per tirare le somme della giornata e se gli avanzava tempo studiava. Studiava senz’ordine, naturalmente, alla sorte dei libri che poteva trovare, ma intanto la sua mente si dirozzava avvezzandosi al cozzo delle idee e alla ginnastica della lingua.