Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/138

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— Lo so.

Questa laconica risposta parve colpire il dabben uomo, che soggiunse:

— Cosa c’è per aria? Vi siete forse bisticciati?

— O che c’è bisogno di bisticciarsi? — fece la ragazza con un tono risentito che non era nelle sue abitudini. Sono ben padrona di restare nella mia camera quando il servizio dell’osteria lo permette!

L’oste si grattò in testa, e nella sua limitata saggezza stimò prudente di non insistere.

Allungò un altro poco i piedi perchè il fuoco andava gradatamente restringendosi verso il centro, incrociò le braccia sul ventre e, secondo tutte le apparenze, si disponeva a schiacciare un sonnellino intanto che veniva l’ora di chiudere.

Maria, sola sotto la lucerna, cuciva.

Trascorse un po’ di tempo — non molto — e nel profondo silenzio di quella notte d’inverno risuonò una voce che le fece balzare il cuore.

Olimpio entrò.

Che fascino in tutta la sua persona, che grazia distinta, inarrivabile! Scosse il largo cappello leggermente coperto di brina, salutò l’oste e sorrise alla fanciulla.

Il proprietario della luna (dipinta sull’insegna) ritirò a malincuore le sue gambe dai fuoco, e acceso un moc-