Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/87

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Cadde sbuffando su una sedia; Giulia non sapeva come interrogarlo, nè egli le concedette tempo, perchè replicò:

— Tutto ha consumato, tutto. Sì, è rovinato completamente e mangiò per sopramercato le mie trentamila lire — babbeo che fui!

— Non è possibile.... arrischiò Giulia.

— Come, non è possibile? Ogni cosa è possibile a questi briganti, e Olimpio è brigantissimo; ne scappano di galera che valgono meglio di lui.

— Ah, signore!... fece Giulia coi singhiozzi alla gola.

— Sì, sì, piangi — non ti resta altro a fare.

Brutalmente, ma il signor Prospero aveva detto la verità.

Olimpio, affogato nei debiti, si trovava al punto terribile di vedersi per casa gli uscieri — i creditori vi erano già da un pezzo.

Dire che lui particolarmente ne soffrisse, sarebbe un attribuirgli quella sensibilità che io mi ostino a contrastargli.

No, egli non soffriva.

Sempre bello, sempre elegante, spensierato e freddo, compiva in quei giorni un viaggetto di piacere sui laghi. Roberto gli era compagno, e credeva in buona fede di guidare un infelice, di assisterlo, di confortarlo.

Roberto, leale e ingenuo, non poteva darsi pace; egli