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Una giovinezza del secolo XIX 105

fuoco aspettando che i ragazzi venissero a trovarla; ne erano nati ventotto di ragazzi in quella casa e una mezza dozzina di piccoli c’era in ogni tempo. Questi entravano coll’impeto di un turbine, gareggiando a chi arrivava primo e la bisavola, per non far torto a nessuno, si prendeva fra i ginocchi tutte le loro manine una sopra l’altra riscaldandole nell’ampio grembiule, quel grembiule che scottava sempre e il giuoco, che faceva ridere i piccini, dava a lei un risveglio di orgoglio materno, quasi un fiorire di rose intorno alle piccole rughe del suo volto. A una data dell’anno l’avola lasciava il suo cantuccio accanto al camino e, mostrando una certa inquietudine, percorreva la camera a passettini corti e ineguali, sorretta dal bastoncello, piantandosi poi risolutamente dinanzi alla finestra, che si apriva sul cortile interno, come a sorprendere il passaggio di qualcuno: quando vedeva apparire o l’uno o l’altro de’ suoi figli, che appunto quelli aspettava, raschiandosi in gola, picchiando nei vetri col bastoncello, se persistevano a non intendere, li obbligava a salire chiamandoli per nome. La vecchierella divisa dal mondo non dimenticava che, venendo sposa in quella casa, aveva portato in dono uno spillatico sul quale i suoi figli erano obbligati a passarle una piccola