Pagina:Nepote - Vite degli eccellenti comandanti, Sonzogno, Milano.djvu/19

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a IR VITB DKGLI KCCKLLKNTI COMANDANTI «ero che i nomi di quelle città, coU’ajuto delle quali avevano vinti i Persiani. , II. Dono aupsta battaglia mandarono lo stesso Pausa- nia colla flotta comune a Cipri e all’Ellesponto, acciocché scacciasse i presidi! de barbari. Essendo anche in quel a spedizione stato accompagnato dalla fortuna, cominciò a diportarsi con vie «li baldanza e ad alzare i suoi desidera a cose maggiori. Imperciocché avendo espugnato Btzan- zio e fatti prigioni molti nobili persiani, fra' quali alcuni parenti del re. li rimandò nascostamente a Serse, fingendo che fossero fuggiti dalle carceri pubbliche, e con questi Gongilo da Eretria, perché al re presentasse una lettera che, secondo Tucidide, conteneva questi sensi : « Pausa- « nia, capitano di Sparta, ti ha mandato in dono quei

  • che presi avea in Bizanzio, tosto che riconosciuti gli

« ebbe per tuoi parenti, e brama di divenire tuo con- « giunto: e però, se cosi ti pare, prega che gli dia tua « figlia in isposa. Se ciò farai, egli ti promette che col « di lui mezzo assoggetterai alla tua signoria e Sparta, « e tutto il rimanente della Grecia: che se vorrai che si « tratti di queste cose, tu gli mandi persona fedele, con « cui intendersela a voce ». Il re, rallegratosi oltremodo, salvi vedendo tanti uomini, e di cotanta attinenza, spedisce incontanente Artabazo a Pausauia con lettera, in cui approva il di lui disegno e lo esorta a non perdonare cosa alcuna per ridurre ad effetto le sue promesse. Che se 11 farà, non vi sarà cosa che da lui gli venga negata. Pausauia, avuto il sentimento del re, intanto che vieppiù si animava all’impresa, cadde in sospetto presso gli Spartani. E però richiamato in patria viene accusato di capitai delitto, e quindi assolto mediante pena pecuniaria. Questo fu cagione Che non fu rimandato all’armata marittima. III. Ma egli non molto dappoi se ne tornò spontaneamente all’esercito; ed ivi con maniere non da scaltro, ma da pazzo, manifestò quali fossero i suoi pensieri. Imperciocché non cangiò solamente le costumanze della patria, ma eziandio il vestire e gli addobbi. Teneva trono da re, vestiva alla Meda: staffieri medi ed egizii il seguivano: banchettava alla persiana più lussuriosamente di quel che soffrir potessero quegli stessi che erano invitati. Non riceveva chi chiedeva udienza: rispondeva con alterigia, e con crudeltà comandava. Ricusava di ritornare a Sparta. Si era portato a Golona nel territorio di Troade : ivi faceva progetti dannosi si alla patria che a sé. Ciò saputosi dagli Spartani, gli mandarono legati colla «citala, in cui secondo il costume loro, era scritto, che se non si fosse restituito-in patria, lo avrebbero condannato a morte. Commosso da quest’avviso, spe