Pagina:Nepote - Vite degli eccellenti comandanti, Sonzogno, Milano.djvu/23

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frutti, affinché ad ognuno restasse libero il servirsi fi' quel chp eli piacesse. Si facea sempre andar dietro staf' neri coi) danari, acciocché incontrando alcuno, che del suo soccorso avesse mestieri, avesse tosto che dargli, perchè la dilazione non paresse una negativa. Spesse fiate avvenne che incontrando taluno a cagion delle avversità mal in arnese, gli diede la sua sopravvesta. Faceva ogni ^ionio apparecchiar tal pranzo, che bastasse per farvi venire quanti egli trovava in piazza non invitati da altri. Il che non lasciò mai un giorno di fare. A niuno mancò mai la sua fede, l'opera, la roba: molti egli ne arricchì : a molti, che morti in povertà non avean pure lasciato di t-be farsi seppellire, fece dar sepoltura a sue spese. Cosi diportandosi, maraviglia rien è, se la sua vita fu senza sollecitudini, e la sua morte compianta. VI. LISANDRO. I i.isandro, posto (ine assai felicemente alla guerra del Peloponneso, fattosi quasi tiran.no, mette dieci uomini al governo d’ogni ' ittà della Grecia. - Il E subdolo e crudele contro i Tasi. — III. SI studia di togliere i re di Sparta, o di corrompere gli oracoli : accusalo, viene assolto. E ucciso dai Tebani. L’ orazione trovatasi dopo la sua morte, mette in chiaro Ca sue perfidie e macchina- «ioni — IV. È accusatore di sé stesso. I. Lisandro, spartano, lasciò di sé gran rinomanza più per la sua fortuna , che per valore acquistata. Imperciocché appare ch’egli rovinasse gli Ateniesi, i quali già da ven- tisei anni avean guerra co’Peloponnesi: ma come ciò gli sia riuscito, non si sa. Non si può attribuir questo al valore del buo esercito, ma alla sregolatezza degli avversari, i quali per la poca ubbidienza a’loro comandanti, per le campagne sbandati, abbandonate le navi, caddero nelle mani de’ nemici: per lo qual fatto gli Ateniesi s'ar- rnudettero agli Spartani. Gonfio di tal vittoria Lisandro, il quale per addietro era sempre stato fazioso ed arrogante, così secondò i suoi capricci, che per cagione di lui gli Spartani vennero in grandissimo odio a tutta la Grecia. Imperciocché essendo eglino andati dicendo, che il fine, per cui intrapresa aveano la guerra, era stato d’abbattere la prepotenza con la quale gli Ateniesi signoreggiavano, dappoiché appresso il fiume Etre Lisandro avea preso la flotta nemica, altro non ave* macchinato,