Pagina:Nepote - Vite degli eccellenti comandanti, Sonzogno, Milano.djvu/94

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XXV. T. POMPONIO ATTICO «gBSj&l nare «i fa amico anche di Brino abliattuto e fuggitivo iv vcrsario neppure di Antonio dichiarato nemico, porse soém, alla moglie ed ai figli di lui. X. Va esente della proscrizioni! di Antonio Insieme con Canio, XI. ed * d’ajuto a moltissimi proscritti. — XII. Si giova di Agrippa.ed Antonio soltanto per impetrare perdono agli amici. — XIII. E buon padre dì famiglia e cittadino di buon gusto, ma non facile allo spendere. — XIV. Non rena mai, senzache si legga qualche cosa fa buon uso dei denaro. — XV. Odia la menzogna, mantiene sempre la parola, e indefesso negli ;.fTari. — XVI. È affabile con lutti ed amico intimo di Cicerone. — XVII. Amoroso verso la madre e la sorella XVIII. Conoscitore dell’antichità, della genealogia, della poesia XIX. Diviene affine di Ottaviano pe' suoi decorosi costumi. — XX Sua non interrotta famigliarità con Ottaviano ed Antonio, ben.-lié dissidenti fra loro. - XXI. Essendo vecchio ed ammalato, palesala sua risoluzione di voler morire. — XXII. Sua morte e sepoltura. I. Tito Pomponio Attico . disceso ila una delle più antiche case di Roma, godè la dignità equestre dei suoi antenati per non interrotta successione a lui pervenuta. Ebbe un padre diligente e condiscendevole, e per quei tempi ricco, e sopra ogni co»a amante della letteratura Questi, a misura ch’era egli stesso portato a favor delle lettere, ammaestrò il figlinolo di tutte quelle cognizioni, alle quali applicar si deve l’età puerile. Avea poi il fanciullo, oltre la capacità dell'ingegno, un tuono di voce ed una pronuncia sopra ogni credere soave: cosi che non pur con prestezza quelle cose imparava, che gli venivano insegnate, ma anche eccellentemente le recitava.Quindi è che nella puerizia era tenuto per ragguardevole tra’ suoi eguali, e più segnalatamente risplendeva di quel che soffrir in pace potessero i condiscepoli d’elevato ingegno : tra' quali furono un L. Torquato, un Cajo Mario figliuolo di Cajo, un M. Cicerone: l’animo dei quali egli col suo tratto legossi cosi fattamente, che niuno ebber giammai continuamente di lui più caro. II. Restò presto senza padre. Ancor giovinetto, per l'affinità di Publio Sulpizio, che essendo tribuno della plebe fu ammazzato, non andò da quel pericolo esente. Imperciocché Anicia, consobrina di Pomponio, s’era sposata con M. Servio, fratello di Sulpizio. Adunque, ucciso Sulpizio , vedendo Pomponio che pel sollevamento di Cinna la città era in iscompiglio, e che egli non avea campo di viversi da suo pari senza disgustare l’un partito, o l’altro, vedendo disuniti gli animi de’ cittadini, poiché altri favorivano i Sillani, ed altri i Cinnani, giudicando esser quello il tempo opportuno di darsi tutto a’ suoi geniali 6tudii. portossi in Atene; nè con tutto ciò lasciò dii soccorrere come potè il giovine Mario, giudicato suo nemico, sollevandolo con denaro nella fuga. E perchè lo star lungi da Roma non apportasse discapito a1 suol interessi, si trasportò seco una gTan parte de’ suol averi. 94 VITE DEOI.