Pagina:Nepote - Vite degli eccellenti comandanti, Sonzogno, Milano.djvu/99

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DE0L1 gCCBLLBNTI COMASDAim Imperciocché a niuno sarebbe mai venuto in méìitè crie> Antonio fosse per dominare in Roma. Veniva talvolta da- alcuni nobili ripreso, perchè sembrava che odiasse poco i malvagi cittadini. Ma egli fermo nel buo proposito, a quel guardava piuttosto che a lui stesse bene di fare, che non a quello che fosse per avere l’altrui approvazione. X. Tutte ad un tratto si voltò la fortuna. Tosto che Antonio ritornò in Italia, non v’era chi non credesse che Attico si dovesse trovare in gran pericolo a cagione dell’intima famigliarità eh’ egli aveva con Cicerone e con Bruto. E perciò appunto all’arrivo dei comandanti si era ritirato dal foro per paura della proscrizione, e se ne stava nascosto in casa di Publio Volunnio, al quale, come ab- liiam detto poc’anzi, aveva prestato assistenza. Tanto varia era in quei tempi la fortuna, che or questi or quelli, si trovavano o in altissimo stato, o in estremo rischio. Attico avea seco Q. Gelilo Canio, suo coetaneo e a sé somigliantissimo. Vaglia anche questo per argomento della bontà di Attico, che con costui, che conosciuto avea fanciullo nelle scuole, cosi intrinsecamente visse, che Ano all’ultima età l’amicizia loro andò crescendo. Antonio poi, comechè tant’odio lo stimolasse contro di Cicerone, che non solamente a lui, ma a tutti gli amici di lui era nemico, e li voleva proscrivere, esortato da molti tuttavia ricordossi de’ buoni ufflcii di Attico. Ed avendo ricercato dove mai frisse, gli Borisse di suo pugno, che non temesse e si portasse da lui incontanente: ch’egli avea tolto dal ruolo dei proscritti lui, e Gelilo Canio; e perchè non incorresse in qualche rischio, ciò seguendo di notte tempo, gli mandò soldati che io scortassero. Cosi Attico, In mezzo ad un estremo timore non pur sé medesimo, ma colui ancora che gli era carissimo, pose in sicuro, imperciocché egli non pregò mai nessuno per la sua salvezza, ma per quella d’entrambi, talmente che si scorgeva rinunciar egli ad ogni condizione di fortuna die non avesse comune con Canio. Che se special lode dassi ad un piloto, che da un tempestoso mare e di scogli pieno salva la sua nave, perchè singolare non sarà giudicata la prudenza di colui che da tante e si gravi burrasche della repubblica si condusse a salvamento ? XI. Dai quali mali com'ei si fu liberato, non fece mal altro che aiutare moltissimi di quelle cose che potè. NeJ tempo che la plebaglia, animata da’ premi! proposti da’ comandanti, andava in traccia de’ proscritti. niuno di essi riparossi in Epiro, a cui mancasse cosa alcuna e in mano di cui non fosse lasciato di quivi sempre dimorarsene. Che più? Dopo la battaglia di Filippi e la morte di C. CaBsio e M. Bruto, prese egli a sostenere L. Giulio MooiJla, ch'era stato pretore ed il di lui figlio, ed Aul*