Pagina:Nicoletti - Discorso commemorativo di Ascanio Ginevri-Blasi, 1897.djvu/32

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Del resto, chi lo conosceva intimamente non ha mai creduto doverlo annoverare fra i camaleonti politici!

Povero Ginevri! Ricordo che l’anno scorso, quando per festeggiare le nozze del principe ereditario la cittadinanza offrì un pranzo ai poveri del paese, benchè noi del Comitato promotore non si fosse invitato alcuno ad assistervi, egli volle recarsi all’Asilo infantile, dove il pranzo avrebbe avuto luogo. Ma non sentendosi la forza di andare più oltre, dovette fermarsi a Casa Jonni, e lì, non potendo fare null’altro che avesse mostrato l’esultanza provata in quel giorno dal suo cuore di patriota, volle compilare il telegramma d’augurio che noi del Comitato si voleva inviare ai Principi.

Fu quello l’ultimo giorno, credo, che uscì di casa. Pochi dì appresso dovè mettersi a letto, e il 12 novembre mori.

Nella parete sopra il suo letto di morte, ricordo, spiccava la maschia figura del Padre della Patria; nella cappella ardente, la bandiera attorno alla quale nell’aprile del 60 eransi raccolti a Bologna gli emigrati marchigiani. Erano quelli i simboli de’ suoi più forti affetti: La Patria e il Re.

Sul suo petto brillavano le medaglie ottenute