Pagina:Nietzsche - La Nascita della Tragedia.djvu/12

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xvi prefazione del traduttore


derna! Fino a fargli scordare, a lui grecista dottissimo, che la vita greca rese possibile, e possibile precisamente ad Atene, la bruttura dei trenta tiranni. La nostra vita moderna non ci consente nemmeno d’immaginare un capo di stato, sia pure un tiranno, il quale, andato in una casa a rubare, arriva persino a strappare gli orecchini dagli orecchi della padrona di casa. Cotesta meschina lordura di Eratostene, oggi, non la fanno più i nostri ladri di professione.

Similmente la musica greca non poté essere per nulla la manifestazione elevatissima di arte presupposta dal giovine filologo, il quale, collocandola nel suo sviluppo alla stessa altezza della poesia tragica, se la figura arrivata tecnicamente ed esteticamente al medesimo grado di perfezione. L’arte non significa semplicemente ciò che si agita dentro e dentro rimane (sogni, fantasie, pensieri taciuti, ma che pure, implicitamente, si palesano nel tenore del carattere di ogni singolo uomo); anzi significa espressamente ciò che non può agitarsi dentro senza venir fuori: suppone, dunque, il modo di venir fuori; vale a dire una tecnica che varia, sì, secondo il contenuto interno e secondo ogni singolo uomo, ma che esige i mezzi correlativi; mezzi che, in ogni caso, non escono dalla cerchia delle immediate possibilità umane. In una regione dove la natura geologica del suolo non offre altra pietra che il granito, lo scultore che crede di riuscire a esprimere nel granito il suo fantasma ideale, non è un poeta raffinato della forma, uno statuario conscio e in-