Pagina:Nietzsche - La Nascita della Tragedia.djvu/20

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xxiv prefazione del traduttore


costarsi è unirsi. Non meno essenziale è, che il giovinetto filosofo era anche un filologo imbevuto di grecità fino alle midolle, il quale giustamente non si capacitava come mai la pretesa «serenità greca» del Winckelmann e seguaci, che si spiegava davanti all’epopea e alla scultura e all’architettura elleniche, potesse poi conciliarsi con l’antica tragedia, che presupponeva una lunga e amara esperienza di turbamento cupo e tormento, e nembi e procelle dell’anima, e una sapienza della vita che è scesa giù negli abissi delle tenebre e del male, e perciò sa presentirne la trasfigurazione nelle altitudini di una luce indefettibile; presupponeva, in una parola, la scienza pessimistica della realtà del mondo, lo spirito del pessimismo. Or bene: chi mai apri gli occhi ai greci? chi li fece scientes bonum et malum? chi comunicò loro la conoscenza tragica? Tutto si chiarisce e si spiega: una volta che la «scienza» è impotente e che la sola e grande rivelatrice è la musica, dunque la vera iniziatrice e maestra dei greci fu la musica; e dunque il frutto immediato di tale iniziazione, la tragedia, è spuntato sulla musica: la tragedia greca è nata dallo spirito della musica.

Forse nessun popolo sa, come noi italiani, quale alimento il fervore patriottico tragga dal fervore musicale. Quando andò professore a Basilea, il giovine Nietzsche, che da buon tedesco anelava e precorreva col pensiero la grande fichtiana patria germanica, già conosceva alcune opere di Wagner, dal Lohengrin e il Tristano ai Mae-