Pagina:Nodier - Racconti Fantastici, 1890.djvu/59

Da Wikisource.

falene, i vostri occhi pesanti: e voi vedete per lungo tempo galleggiare nell’oscurità profonda, la polvere trasparente e screziata che se ne sfugge, come una piccola nube luminosa in mezzo ad uno smorto cielo.

Le sillidi si avvicinano, si abbracciano, si confondono impazienti di rinnovare la conversazione magica delle notti precedenti e di raccontarsi avvenimenti inauditi, che si presentano tuttavia al vostro spirito sotto l’aspetto d’una maravigliosa reminiscenza. A poco a poco la loro voce indebolisce, o meglio non vi perviene che da un organo sconosciuto che trasforma i loro racconti in quadri viventi, e vi rende attore involontario delle scene che essi hanno preparato: poichè l’immaginazione dell’uomo addormentato, nella potenza del suo animo indipendente e solitario, partecipa in qualche cosa alla perfezione degli spiriti. Essa si slancia con esse, e portato per miracolo in mezzo all’etereo coro dei sogni, vola di sorpresa in sorpresa fino al punto in cui il canto d’un uccello mattutino avverte la sua avventurosa scorta del ritorno della luce. Spaventate dal grido precursore, le sillidi si raccolgono come uno sciame di pecchie al primo brontolamento del tuono, quando goccioloni di pioggia fanno piegare la corolla dei fiori, che la rondinella accarezza senza toccare. Esse cadono, rimbalzano, risalgono, s’incrocicchiano come atomi strascinati da potenze contrarie, e spariscono in disordine in un raggio di sole.