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quello sfregio commesso al suo viso: protesta inutile perchè la barba era già rasa.

Ad un giovane, arrestato pure per la barba, l’ispettore di Polizia domandò: siete voi italiano? Quegli rispose: sissignoro. Allora l’ispettore balzò di sedia furibondo, chiamò le guardie, gridando: è un reo confesso!

L’istesso Campagna arrestò di pieno giorno in via Toledo un ricco signore abruzzese, Nicola Mayer, perchè non gli piaceva il suo modo di camminare, e senz’altro motivo lo ritenne in carcere più di un mese.

La vera caccia poi si dava agli studenti. Per non farne radunare molti in una volta a Napoli s’impartirono ordini rigorosissimi a tutti i sindaci di non rilasciar passaporto se non a quelli che fossero muniti della licenza professionale, ottenuta in un liceo di provincia. Di questi licei ve n’era uno a Bari per le Puglie, uno ad Aquila per gli Abruzzi, ed un altro a Cosenza per le Calabrie. Ora un giovane che si addiceva, per esempio, alla medicina doveva in uno di questi licei studiare e dar gli esami di belle lettere, fisica, chimica, anatomia, fisiologia, materia medica ecc.; e simili provvedimenti vennero presi per le altre professioni. Con la licenza professionale si poteva chiedere il passaporto per recarsi in Napoli e dimorarvi quel breve tempo necessario a dare i soli esami di laurea.

Ma non finisce qui la dolorosa storia. L’istesso giorno del loro arrivo nella Capitale gli studenti