Pagina:Novelle cinesi tolte dal Lung-Tu-Kung-Ngan.djvu/72

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in casa, lo accolse nel suo letto: ed entrambi uniti si diedero al piacere2.

Circa un anno scorse rapidamente, senza che gli amori tra il vecchio e la bella vedova facessero nascere sospetto in alcuno. Finalmente i vicini e i parenti della donna s’accorsero della scandalosa tresca; e fra gli altri, un parente del defunto marito di Lo-xi le fece intendere con buone parole la sconvenienza della cosa. Ma siccome i dolci rimproveri non bastavano a far cessare lo scandalo, i parenti si decisero a ricorrere al giudice Pao-kung, che trovavasi appunto in quel luogo, affinchè egli, coll’autorità sua, facesse terminare quell’intrigo.

Pao-kung, giunto a cognizione del caso, molto si maravigliò; e fra sè stesso pensava, come mai un vecchio di ottant’anni, i cui spiriti sono esausti e debili le forze, potesse avere commercio con femmina. Per togliersi dall’incertezza e dal dubbio, fecesi venire innanzi il vecchio Cen-te, e lo pose alla tortura, affinchè confessasse la verità. Ma non per questo il vecchio confessossi reo; anzi colle lacrime agli occhi si scolpava dicendo: «Vedete bene, o mio signore, come io sia un debole vecchiarello che combatte colla morte, e come appena siami possibile sostenere questo fil di vita, che ancor mi rimane. Ohimè, come volete voi che io sia quel libertino che mi si vuol fare? Pensateci un poco sopra, eccellenza, e v’accorgerete che tratto foste in inganno.» A quel dire, i dubbi del giudice si volsero quasi in certezza; ma non per questo ristette. E cacciato in prigione Cen-te, mandò per la vedova che, giunta al tribunale, fu sottoposta essa pure alla tortura. Piangeva la poverina e pregava, e andava ripetendo a Pao-kung: «Ohimè misera, come fui calunniata! Io, che non usciva mai di casa d’un sol passo! Io aver fatto l’impudica con Cen-te, pel quale avevo tutto il rispetto che l’età sua richiedeva; con quell’uomo tanto riservato e da bene, che conosceva le convenienze3, e non avrebbe osato dirmi manco una parola un po’ libera! Come, come poteva io avere con lui illecito commercio?.. Ah! vi scongiuro, eccellenza, non precipitate il giudizio; riflettete e conoscerete chiaramente la mia innocenza.»