Pagina:Novelle cinesi tolte dal Lung-Tu-Kung-Ngan.djvu/82

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che gli ricondusse a Tong-king. Quando arrivarono alla residenza del ministro, questi rimase al sommo meravigliato nel vedere la fata, e credeva proprio di veder sua figlia. E mentre stava così perplesso e dubbioso, ecco pure sua moglie, la quale vista la fanciulla: «Come mai, esclama, la nostra figliuola può esser qui, se io l’ho lasciata or ora in camera sua, e che non s’era per anche alzata da letto?» Il ministro domandò a Lieu-cen spiegazione in proposito; e Lieu-cen, senza nulla nascondergli, narrò appuntino ogni cosa, fin da quando abitava presso di lui, e l’amorosa corrispondenza ch’egli ebbe colla fanciulla. — «Voi siete stato vittima dei raggiri di qualche fata;» disse il ministro al bacelliere; e quindi senza por tempo in mezzo, fatta preparare una portantina, vi salì entro, e si fece condurre all’ufficio del giudice supremo Pao-kung, e gli espose il fatto. Pao-kung ordinò che si facessero venire le due fanciulle, la fata cioè e la figlia del ministro, assieme a Lieu-cen, nella gran sala del tribunale. Giunti che furono innanzi al giudice, questi potè allora riconoscere che in verità non c’era differenza alcuna tra le due giovanette, e dopo aver ascoltato la narrazione particolareggiata dell’accaduto, ordinò che si prendesse lo specchio dell’imperatore Hien-yuen, nel quale si scorge chiara la verità d’ogni cosa, per poter decidere quale delle due fanciulle fosse la vera figliuola del ministro. Un ufficiale portò lo specchio, e lo sospese in mezzo all’aula; ma, mentre il giudice era intento ad osservarlo, per leggervi la verità, la fata aperta la bocca gettò un fiato nero nero che, riempita la sala, oscuro siffattamente la luce del giorno che non ci si vedeva più, e non si udiva il suono della voce di chi parlava. Quando l’oscura caligine si dissipò, le due fanciulle erano sparite, lasciando il giudice e il ministro stupefatti e confusi, e tutti gli astanti che riempivano l’aula, smorti dallo spavento. — «Per ora ritiriamoci di qua, disse Pao-kung al ministro Kin; io devo abbandonare per un momento il mio ufficio. Fra qualche giorno noi sapremo di certo il luogo, ove si nasconde vostra figlia, e la residenza della fata.» Il ministro lo ringraziò, e ritornò a casa sua.