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256 novelle rusticane

primo vederlo gli cadde fra le braccia, colla bocca contro la bocca di lui.

Quante ore passarono in quella povera stanzuccia affumicata? Quante cose si dissero? Il tarlo impassibile e monotono continuava a rodere i vecchi travicelli del tetto. L’orologio del paesetto vicino lasciava cadere le ore ad una ad una. Da un buco del muro potevano scorgersi i riflessi delle foglie che si agitavano, e alternavano ombre e luce verde come in fondo a un lago.

Così la vita. — Ad un tratto ella siccome stralunata, passandosi le mani sugli occhi, aprì l’uscio per vedere il sole che tramontava. Poscia, risolutamente, gli buttò le braccia al collo, dicendogli: — Non ti lascio più.

A piedi, tenendosi a braccetto, andarono a raggiungere la piccola stazione vicina, perduta nella pianura deserta. Non lasciarsi più! Che gioia sterminata e trepida! Andavano stretti l’un contro l’altro, taciti, come sbigottiti, per la campagna silenziosa, nell’ora mesta della sera.