Pagina:Nuovo discorso proemiale letto nell'Accademia di Filosofia Italica (Mamiani).djvu/22

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d’ogni perfezione civile e politica; e però a lei volgerebbersi tutti gli sguardi, siccome fanno le moltitudini al cielo, quando la insolita luce d’una cometa vi si diffonde. [Ed è un vero conosciutissimo agl’italiani.] E a chi può essere noto e patente cotesto vero maggiormente e meglio che a me vetustissima fra le nazioni la qual vidi per tutto il volgere del medio evo le mie picciolette repubbliche scintillare di gloria appunto come le stelle minute che solo raggiando e lampeggiando si fan manifeste? [Principj di Roma e loro virtù.] E qual cosa i secoli hanno rimirato quaggiù più picciola ed umile del cominciamento di Roma? Forse che io non ho sempre d’innanzi agli occhi le vaccherelle d’Evandro pascolanti sul Palatino e la villereccia pompa delle Panilie scalpitante l’erba del Foro, o mi fuggono dalla memoria i primi termini dell’imperio dal ponte Nomentano segnati? Ma in quella poca di gente avvampava più che in qualunque altra la religione e il disciplinato coraggio e la carità della patria, e viveva occulta in quei primi padri coscritti la saggezza etrusca e il senno dell’Italica scuola. [Gli avanzi del senno latino rifecero il mondo.] Or non son io quella dessa che tuttochè prostrata e laniata dal ferro degli iperborei e vinta e affralita dalle mie medesime colpe e sventure, pur coi soli avanzi della civiltà e sapienza latina ho dirozzato i Goti, mansuefatto gli Eruli e i Longobardi, insinuata nelle teutoniche leggi la equità del giure patrio, ricostruito il comune, combattuta da ogni parte la ferocia feudale, innalzato nella mia Roma per opera de’ miei pontefici un secondo mondiale impero che senza eserciti radunare e commetter battaglie mantenevasi venerando e temuto? [Lettere e arti d’Italia.] E qual nazione ha insino al presente oscurata ed oltrepassata la fama che io stesi di me per ogni contrada dai giorni di Lorenzo il magnifico a quelli di Galileo e dalla speculativa Accademia del Ficino all’operativa del Cimento? [Contemporanee col suo servaggio.] Eppure considerate che in sì lungo intervallo di tempo io fui dalle genti forse più avare e orgogliose d’Europa corsa, manomessa e spogliata. E mentre in Vaticano compievasi il maggior miracolo dell’arte moderna e le tavole della Cena e della Trasfigurazione lasciavansi indietro la stessa greca eccellenza; mentre Lodovico e Torquato, l’uno ad Omero, l’altro a Virgilio sedevan da