Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/100

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libro quarto 85

L’echeggiante magion risplende intorno!
Sì fatta, io credo, è dell’Olimpio Giove95
L’aula di dentro. Oh gl’infiniti oggetti!
Io maraviglio più, quanto più guardo.
     L’intese il Re di Sparta, e ad ambo disse:
Figliuoli miei, chi gareggiar mai puote
De’ mortali con Giove? Il suo palagio,100
Ciò, ch’ei dentro vi serba, eterno è tutto.
Quanto all’umana stirpe, altri mi vinca
Di beni, o ceda, io so, che molti affanni
Durati, e molto navigato mare,
Queste ricchezze l’ottavo anno addussi.105
Cipri, vagando, e la Fenicia io vidi,
E ai Sidonj, agli Egizj, e agli Etiópi
Giunsi, e agli Erembi, e in Libia, ove le agnelle
Figlìan tre volte nel girar d’un anno,
E spuntan ratto gli agnellin le corna;110
Nè signore, o pastor giammai difetto
Di carne pate, o di rappreso latte,
Ridondando di latte ognora i vasi.
Mentr’io vagava qua e là, tesori
Raccogliendo, il fratello altri m’uccise115
Di furto, all’improvvista, e per inganno
Della consorte maladetta: quindi
Non lieto io vivo a questi beni in grembo.