Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/26

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libro primo 11

Figliuol d’Anchíalo bellicoso, e ai vaghi
Del trascorrere il mar Tafj comando.
Con nave io giunsi, e remiganti miei,245
Fendendo le salate onde ver gente
D’altro linguaggio, e a Temesa recando
Ferro brunito per temprato rame,
Ch’io ne trarrò. Dalla città lontano
Fermossi, e sotto il Neo frondichiomoso,250
Nella baja di Retro il mio naviglio.
Sì, d’ospitalità vincol m’unisce
Col padre tuo. Chieder ne puoi l’antico,
Ristringendoti seco, eroe Laerte,
Che a città, com’è fama, or più non viene:255
Ma vita vive solitaria e trista
Ne’ campi suoi con vecchierella fante,
Che, quandunque tornar dalla feconda
Vigna, per dove si trae a stento, il vede,
Di cibo il riconforta, e di bevanda.260
Me qua condusse una bugiarda voce,
Fosse il tuo padre in Itaca, da cui
Stornanlo i Numi ancor; chè tra gli estinti
L’illustre pellegrin, no, non comparve.
Ma vivo, e a forza in barbara contrada,265
Cui cerchia un vasto mar, gente crudele
Rattienlo: lo rattien gente crudele