Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/265

Da Wikisource.
250 odissea

Chiaman Nessuno, e tutti gli altri amici.
Ed ei con fiero cor: L’ultimo, ch’io470
Divorerò, sarà Nessuno. Questo
Riceverai da me dono ospitale.
     Disse, e diè indietro, e rovescion cascò.
Giacea nell’antro con la gran cervice
Ripiegata su l’omero; e dal sonno,475
Che tutti doma, vinto, e dalla molta
Crapula oppresso, per la gola fuori
Il negro vino, e della carne i pezzi,
Con sonanti mandava orrendi rutti.
Immantinente dell’ulivo il palo480
Tra la cenere io spinsi; e in questo gli altri
Rincorava, non forse alcun per tema
M’abbandonasse nel miglior dell’opra.
Come, verde quantunque, a prender fiamma
Vicin mi parve, rosseggiante il trassi485
Dalle ceneri ardenti, e al mostro andai
Con intorno i compagni: un Dio per fermo
D’insolito ardimento il cor ci armava.
Quelli afferrâr l’acuto palo, e in mezzo
Dell’occhio il conficcaro; ed io di sopra,490
Levandomi su i piè, movealo in giro.
E come allor che tavola di nave
Il trapano appuntato investe, e fora,