Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/36

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libro primo 21

     Morser le labbra ed inarcâr le ciglia
A sì franco sermon tutti gli amanti.
E Antinoo, il figliuol d’Eupite: Di fermo495
A ragionar, Telemaco, con sensi
Sublimi, e audaci t’impararo i Numi.
Guai, se il paterno scettro a te porgesse
Nella cinta dal mare Itaca Giove!
     Benchè udirlo, Telemaco riprese,500
Forse, Antinoo, t’incresca, io nol ti celo:
Riceverollo dalla man di Giove.
Parriati una sventura? Il più infelice
Dal mio lato io non credo in fra i mortali
Chi Re diventa. Di ricchezza il tetto505
Gli splende tosto, e più onorato ei vanne.
Ma la cinta dal mare Itaca molti
Sì di canuto pel, come di biondo,
Chiude, oltre Antinoo, che potran regnarla,
Quando sotterra dimorasse il padre.510
Non però ci vivrà chi del palagio
La signoria mi tolga, e degli schiavi,
Che a me solo acquistò l’invitto Ulisse.
     Eurimaco di Polibo allor surse:
Qual degli Achei sarà d’Itaca il Rege,515
Posa de’ Numi onnipossenti in grembo.
Di tua magion tu il sei; nè de’ tuoi beni,