Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/424

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libro decimoquarto 43

Casa, e poderi avea, costui piegommi;
E seco io dimorai di Sole un giro.345
Ma, rivolto già l’anno, e le stagioni
Tornate in sè col trapassar de’ mesi,
Ed il cerchio dei dì lunghi compiuto,
Far vela volle per la Libia, e finse
Non poter senza me carcar la nave.350
Che nave? in Libia vendermi a gran prezzo
Pensava il tristo. Io che potea? Costretto,
Di nuovo il seguitai: benchè del vero
Mi trascorresse per la mente un lampo.
Su Creta sorse il rapido naviglio,355
Che un gagliardo Aquilon feriva in poppa,
Mentre gli ordia l’ultimo eccidio Giove.
Già nè più Creta si vedea, nè altra
Terra, ma cielo in ogni parte, o mare,
Quando il Fulminator sul nostro capo360
Sospese d’alto una cerulea nube,
Sotto a cui tutte intenebrârsi l’acque.
Tonò più volte, e al fin lanciò il suo telo
Contra la nave, che del fiero colpo
Si contorse, s’empieo di zolfo, e tutti365
Ne cadettero giù. Quai corvi, intorno
Le s’aggiravan su per l’onde, e Giove
Lor togliea con la patria anco la vita.