Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/527

Da Wikisource.
146 odissea

Per favorir, me della man gagliarda
Percuoterà, male adoprando: troppo70
Mi tornerebbe allor duro il cimento.
     Giuraro. E di Telemaco in tal guisa
La sacra possa favellò: Straniero,
Di respinger costui ti detta il core?
Respingilo: nè alcun temer de’ Proci.75
Chi t’oserà percuotere, con molti
A combattere avrà. Gli ospiti io curo,
E tal favella non condannan certo
Eurimaco, ed Antinoo, ambo prudenti.
     Disse; e ciascuno approvò il detto. Ulisse80
Si spogliò tosto, e de’ suoi panni un cinto
Formossi, e nudi i lati omeri, nudo
Mostrò il gran petto, e le robuste braccia,
E i magni fianchi discoprì: Minerva,
Che per lui scese dall’Olimpo, tutte85
De’ popoli al pastor le membra crebbe.
Stupiro i Proci fieramente, e alcuno
Così dicea, volgendosi al vicino:
Iro, già non più Iro, in su la testa
S’avrà tratto egli stesso il suo malanno,90
Tai fianchi ostenta, e tali braccia il veglio!
A queste voci malamente d’Iro
L’animo commoveasi. E non pertanto