Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/618

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libro vigesimoprimo 237

Eurimaco, non lice un nome illustre
Tra i popoli agognare a chi d’egregio395
Signor la casa dal suo fondo schianta.
Perchè tinger voi stessi il nome vostro
D’infamia? È lo stranier di gran sembiante,
Ben complesso di membra, e generosa
La stirpe vanta, e non vulgare il padre.400
Dategli il risplendente arco, e veggiamo.
Se il tende, e gloria gli concede Apollo,
Prometto, e non invan, tunica bella
Vestirgli, e bella clamide, ed in oltre
Un brando a doppio taglio, e un dardo acuto405
Mettergli in mano, e sotto ai piè calzari;
E là inviarlo, dove il suo cor mira.
     Madre, disse Telemaco, a me solo
Sta in mano il dare, o no, quell’arco, io credo:
Nè ha in lui ragione degli Achivi alcuno,410
Che son nell’alpestra Itaca signori,
O nell’isole prossime alla verde
Elide, chiara di cavalli altrice.
E quando farne ancor dono io volessi
Al forestier, chi ’nvidïar mel puote?415
Ma tu rientra; ed al telajo, e al fuso,
Come pur suoli, con le ancelle attendi.
Cura sarà degli uomini quell’arma,