Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/62

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libro secondo 47

Sul lido, e inanimavali la Dea
Dallo sguardo azzurrin, che altro disegno495
Concepì in mente. La magion d’Ulisse
Ritrova, e sparge su i beenti Proci
Tal di sonno un vapor, che lor si turba
L’intelletto, e confondesi, e di mano
Casca sul desco la sonante coppa.500
Sorse, e mosse ciascuno al proprio albergo,
Nè fu più nulla del sedere a mensa:
Tal pondo stava sulle lor palpébre.
Ma l’occhiglauca Dea, ripreso il volto
Di Mentore, e la voce, e richiamato505
Fuor del palagio il giovinetto, disse:
Telemaco, ciascun de’ tuoi compagni,
Che d’egregi schinier veston le gambe,
Già siede al remo, e, se tu arrivi, guarda.
     Ciò detto, la via prese, ed il garzone510
Seguitavane l’orme. Al mar calati,
Trovâr sul lido i capelluti Achivi,
Cui di tal guisa favellò la sacra
Di Telemaco possa: Amici, in casa
Quanto al cammin bisogna, unito giace.515
Trasportarlo è mestieri. Nè la madre
Sa, nè, fuor che una, il mio pensier le ancelle.
     Tacque, e loro entrò innanzi; e quelli dietro