Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/641

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260 odissea

E la terra battè con tutto il fronte.
Pallade allor, che rivestì la Diva,370
Alto levò dalla soffitta eccelsa
La funesta ai mortali Egida, e infuse
Ne’ superstiti Proci immensa tema.
Saltavan qua e là, come le agresti
Madri talvolta del cornuto armento,375
Se allo scaldarsi, ed allungar de’ giorni,
Le punge il fiero assillo, e le scompiglia.
Ma in quella guisa, che avvoltori il rostro
Ricurvi, e l’unghia, piombano, calando
Dalla montagna, su i minori augelli,380
Che trepidi vorriano ir ver le nubi;
E quei su lor ripiombano, e ne fanno,
Quando difesa non rimane, o scampo,
Strazio, e rapina del villano agli occhi,
Che di tale spettacolo si pasce:385
Non altrimenti Ulisse, e i tre compagni
Si scagliavan su i Proci, e tale strage
Ne menavan, che fronte omai non v’era,
Che non s’aprisse sotto i gran fendenti,
E un gemer tetro alzavasi, e di nero390
Sangue ondeggiava il pavimento tutto.
     Leode le ginocchia a prender corse
Del figliuol di Laerte, e in supplice atto