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64 odissea

Che dell’onte de’ Proci e delle trame
Potessi a pieno ristorarmi anch’io?
Ma non a me, non ad Ulisse, e al figlio,270
Tanta felicità dagl’Immortali
Fu destinata; e tollerar m’è forza.
     Poichè tai mali, ripigliò Nestorre,
Mi riduci alla mente, odo la casa
Molti occuparti a forza, e insidïarti,275
Vagheggiatori della madre. Dimmi:
Volontario piegasti al giogo il collo?
O in odio, colpa d’un oracol forse,
I cittadini t’hanno? Ad ogni modo,
Chi sa, che il padre ne’ suoi tetti un giorno280
Non si ricatti o solo, o con gli Achivi
Tutti al suo fianco, di cotanti oltraggi?
Se te così Pallade amasse, come
A Troja, duol de’ Greci, amava Ulisse
(Sì palese favor d’un Nume, quale285
Di Pallade per lui, mai non si vide)
Se ugual di te cura prendesse, ai Proci
Della mente uscirian le belle nozze.
     E d’Ulisse il figliuol: Tanto io non penso,
Che s’adempia giammai. Troppo dicesti,290
Buon vecchio, ed io ne maraviglio forte:
Chè ciò bramar, non conseguir, mi lice,