Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/84

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libro terzo 69

Della ricca Micene il fren ritenne.
Ma l’ottavo anno ritornò d’Atene
Per sua sciagura il pari ai Numi Oreste,395
Che il perfido assassin del padre illustre
Spogliò di vita, e la funébre cena
Agli Argivi imbandì per l’odïosa
Madre non men, che per l’imbelle drudo.
Lo stesso giorno Menelao comparve,400
Tanta ricchezza riportando seco,
Che del pondo gemean le stanche navi.
Figlio, non l’imitar, non vagar troppo,
Lasciando in preda le sostanze ai Proci,
Che ciò tra lor, che non avran consunto,405
Partansi, e il vïaggiar ti torni danno.
Se non ch’io bramo, anzi t’esorto, e stringo,
Che il Re di Sparta trovi. Ei testè giunse,
Donde altri, che in quel mar furia di crudo
Vento cacciasse, perderia la speme410
Di rieder più: mar così immenso, e orrendo,
Che nel giro d’un anno augel nol varca.
Hai nave, ed hai compagni. E se mai fosse
Più di tuo grado la terrestre via,
Cocchio io darotti, e corridori, e i miei415
Figli, che guideranti alla divina
Sparta, ove il biondo Menelao soggiorna.