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Francavilla al mare, gennaio del ’95.


Ero giunto così alla fine del mio pellegrinaggio il quale, a simiglianza dei romeaggi cristiani, doveva terminare con la visita al tempio della mia fede.

Partii da Roma nella sera di una delle rare giornate serene di questo inverno opprimente. Da Roma a Pescara occorrono per la sonnolenza delle nostre ferrovie più che dodici ore; sotto Popoli al diffondersi dell’alba cominciammo a seguire il fiume Pescara tra i monti tutti bianchi di neve e rosei di luce. Lì, come dopo in tutto il paesaggio marino fino a Francavilla, io più che le sensazioni visive godevo i ricordi delle novelle e dei romanzi dannunziani che a distanza mi avevano rappresentato primamente quei luoghi.