Pagina:Opere (Rapisardi) IV.djvu/24

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20 Il Giobbe

     Che sei vergine e casta il cor mei dice:
     Su via dunque rispondi. A te non pochi
     225Greggi e campi dar posso; ampj a bastanza
     Son quei del padre, a cui primiero io nacqui
     Da libera consorte; inclito ei regna
     Nella glebosa regíon d’Ausite,
     E il Signore è con lui. Se il nome mio
     230Non t’è grato ignorar, sappi ch’io sono
     Zare di Giobbe, e te mia sposa agogno.
     Ansava a questo dir la giovinetta,
     Nè risponder potea: tale una piena
     Di dolci sensi le vincea la voce;
     235Sovra l’umido pozzo a poco a poco.
     Quasi immemore, avea l’urna deposta;
     Nei bianchi lini restringea la bella
     Palpitante persona, e con la punta
     Del picciol piè le ghiaje arse battendo.
     240Stava muta in tra due. Ma, benchè incerta,
     Lasciar senza risposta il detto onesto
     E il supplicar ch’ei le facea con gli occhi
     Non le sofferse lungamente il core;
     E tremando gli disse:
                                   245È inver cortese
     La tua profferta, o forestiero, e in modi
     Cosi modesti e in voce tal l’esprimi,
     Ch’io d’innocenza non sarei più degna,