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Pagina:Opere (Rapisardi) IV.djvu/26

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22 Il Giobbe

     275Gioco d’alto miraggio ora non sono,
     Il Dio signor dei nostri padri invoco
     Testimone al mio dir: tu fra non guari
     Sposa gradita al tetto mio verrai.
Ella partì con lievi orme, e cantava
     280Una strana canzone; entro la vita
     Le brillava con dolce impeto il sangue;
     Squillavan con insolita armonia
     L’argentine sue voci, ed alla guisa
     Di nuzíal corteo splendido al sole
     285Sfilavano a l’azzurro i suoi pensieri.

Ho pregato pregato, e il ciel s’è aperto,
     E n’è disceso un giovane signor:
     D’erbe si copre l’arido deserto,
     289Un limpido ruscel corre tra’ fior.

Neri ha i capelli come gran di pepe,
     Ha gli occhi di gazzella il mio fedel;
     Il mare e il monte hanno i suoi campi a siepe,
     293I padiglioni suoi levansi al ciel.

Ma più s’alza del monte il pensier mio,
     La mia speranza è più larga del mar:
     Sulla terra un amor, nel cielo un Dio;
     297Il mondo è a tutti e due picciolo altar.