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Libro terzo, Ode XII. 131

XII.


È da misere all’amore non dar giochi e in dolce vino
    Non lavar gli affanni o il core perder timide al flagello
            3Della lingua d’uno zio.

Cestolin, tele, lavori grati a Pallade operosa,
    O Neobule, a te toglie il fanciul di Cipri alato
            6E il bell’Ebro liparese,

Che gli unti omeri nel Tebro sciacqua, ed è più cavaliero
    Di Bellerofonte istesso, nè per debil pugno o tardo
            9Piè giammai non resta vinto:

Destro al pari in campo aperto a frecciar tra l’agitato
    Branco i cervi agili, e ratto a scovare dalla macchia
            12Il cinghial ch’ivi si appiatta.