Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/122

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112 GUERRE GOTTICHE

iva lanciando frecce contro de’ merli. Se non che tra questo suo trarre d’arco per non so quale fatalità la macchina posta nella torre a manca tolselo sì bene di mira, che lo strale uscitone trapassatogli l’armatura e il corpo andossi più della metà a conficcare in quel tronco, ritenendovi, quasi chiovo, attaccato l’estinto corpo di lui. Alla qual vista i Gotti spaventati ritrassero l’ordinanza fuori del tiro d’un dardo, e i difensori del muro cessarono dal molestarli.

III. Ora Bessa e Peranio di presidio al Vivario assaliti con furor sommo da Vitige mandano pel duce supremo, il quale, surrogato un suo amico alla custodia della porta Salaria, andò prontamente a soccorrere quella parte giudicandola, come testè scrivea, di mal ferma opposizione. Quivi rinvenuti i suoi sbigottiti dal forte impeto e dal numero de’ nemici, esortali a dispregiare il barbaro ed inspira fiducia negli animi loro. Non v’è a ridire che pianissimo colà fosse il terreno e per conseguente molto idoneo agli assalti; volea pure il caso che la massima parte di quel muro avesse tali e tante fenditure da togliere ai mattoni poco meno che tutto lo scambievole collegamento. Se non che al di fuori innanzi ad esso gli antichi Romani aveanne costruito altro minore, non già col divisamento di usarne a difesa, mancandovi torri, merli e tutto il di più che vale a porre un argine al violento urto de’ nemici nell’occorrenza di qualche oppugnazione: ma il fabbricarono a pro d’un loro diletto ben contrario all’umano incivilimento, vo’ dire perchè servisse di carcere ai leoni ed alle altre fiere, donde vennegli il nome di Vivario,