Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/225

Da Wikisource.

LIBRO SECONDO 215

veggenza; e’ con meditata frode allontanaronsi di qua fuggendo. Temo pertanto che dall’avvenuto indotti in errore non precipitiate e voi stessi e le romane faccende. Conciossiachè l’uomo cui sembra avere in pugno la vittoria, imbaldanzitosi de’ suoi felici successi più agevolmente cade in rovina che non altri, il quale rimaso all’imprevista perdente appara ad essere più circospetto ed a meglio temere i suoi avversarii. Di tali pur troppo erano in ottima postura, quando vidersi dalla infingardaggine loro gittati a fondo; le assidue cautele invece pervennero a far risorgere molti infelici; essendochè la negligenza ove giunga a corromperci termina spessissimo coll’infievolire il poter nostro; un diligente operare al contrario ne apporta di frequente e forza e ricchezze. Rammentisi adunque ognuno di voi essere Vitige in Ravenna e con seco gottiche miriadi non poche. Uraia signore di tutta la Liguria cingere d’assedio Milano; avervi in Aussimo copia di elettissime truppe, ed i molti altri luoghi sino ad Orbibento1 vicino a Roma venir guardati dai barbari con egualmente forti presidj, i quali possonci opporre ben valida resistenza. Ora, attorneati da nemici come da corona, le bisogne nostre aggiransi in pericolo maggiore di quanto fossero per lo innanzi. Nè qui ridirò le voci sparse che nella Liguria gli stessi Franchi abbiano unito lor armi alle gottiche, pensiero da scuotere gravemente

  1. Orvieto. Oropite, Cic.; Herbanum, Cat.; Urbs vetus, Plin.; Urbiventus, ecc.