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LIBRO TERZO | 345 |
gare a quello. Ma Giovanni, prevenuta con mirabile celerità la fama del suo arrivo, e all’impensata assalitili tra Regio e Vibone, per guisa li sbigottì che forzolli, dimentichi al tutto del proprio valore, a mostrare turpemente le spalle, riparando sopra un monte ivi da presso e di erta e malagevole salita. Impertanto seguitene di colpo le orme e tornato ad investirli prima che si munissero tra que’ precipizj uccise la massima parte de’ Maurusii e Romani, sebbene opponenti accanita difesa, e ricevè a composizione il condottiero stesso col rimanente di quelle truppe, e dopo la vittoria quivi piantò il campo. Se non che Belisario attendendone impazientemente di giorno in giorno l’arrivo teneasi inoperoso, e biasimavalo siccome inetto a procacciarsi un valico, quantunque forte di valorosissime truppe, col dare battaglia a trecento spediti dal nemico a presidiare Capua; quegli in cambio fallitagli ogni speranza di giugnere al suo destino voltò indietro nella Puglia, e pose i quartieri in Cervario (tal si nomava il luogo).
CAPO XIX.
Apprestamenti e partenza del condottiero a pro dell’assediata Roma. — Battaglia intra le due fazioni. — Temerità d’Isacco. La mercè di lui il condottiero turbatosi cessa dall’impresa; sua malattia. Morte di Isacco.
I. In tali emergenti Belisario pigliato da tema non la mancanza di vittuaglia costrignesse i Romani a qualche grave determinazione iva nell’animo suo macchinando il modo, comunque e’ fosse, di aiutarli d’an-