Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/364

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354 GUERRE GOTTICHE

indosso e picchiando d’uscio in uscio, nè arrossivano punto di cotale umiliazione. I Gotti chiedevano ostinati la morte di costei aggravandola di aver fatto atterrare, con larghi doni ai duci del romano esercito, la statua di Teuderico in vendetta della uccisione di Simmaco e Boezio, padre e consorte suoi. Ma Totila impedì che fosse in conto alcuno oltraggiata, e tanto da essa quanto da tutte le altre allontanò ogni vituperio a grande malincorpo dell’ardentissimo barbarico desiderio di oltraggiarne il pudore; mercè di che nè vergini, nè vedove riportarono offesa nei corpi loro, ed egli ebbe lode grandissima di continenza.


CAPO XXI.

Totila esorta i Gotti a seguir giustizia.— Riprendendo il senato romano d’ingratitudine vien da Pelagio placato. — Manda a Giustiniano ambasciadori per trattare di pace. — L’imperatore spedisceli a Belisario.

I. Il dì appresso Totila ragunate sue truppe aringolle del tenore seguente: «Vi ho qui raccolti, o commilitoni, non per esortarvi in nuove ed inaudite guise, ma per ripetervi quanto da me spesse volte profferito e da voi messa in pratica riuscì fecondo germe di ottimi frutti. Non abbiate a schifo pertanto che io torni pur ora a quest’argomento, imperciocchè gli avvisi tendenti ad un beato vivere non devono mai venire in noia, neppur quando il rammentarli potesse per ventura credersi inopportuno, è uopo in cambio ascoltarli diligentemente se vogliamo parteciparne i beneficii.