Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/373

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LIBRO TERZO 363

per osservarne co’ propri occhi il deplorabile stato, marciò con mille eletti guerrieri a quella volta. Se non che un cittadino di lei venuto subito ai barbari a campo in Algido vi annunziava l’imminente arrivo dell’esercito imperiale; e queglino di colta posti agguati intorno alle mura di lei, non appena avvicinatovisi il nemico saltaron fuori; ma dopo ostinatissima tenzone furono sconfitti e perduta molta gente retrocedettero a Porto. Non altrimenti da qui procedevano le cose.

III. Taranto è calabrese città marittima quasi a due giornate da Idrunte, e sulla strada che mette ai Turii1 ed a Reggio. Per invito dei Tarantini Giovanni vi si trasferì con poca scorta lasciando il nerbo delle sue truppe là donde si partiva. Ma vedutane appena la vastità e la totale mancanza delle mura giudicò impossibile guarentirla ovunque. Il perchè osservatovi dalla banda aquilonare un angustissimo luogo, a’ cui lati il Mediterraneo formava seno, ov’è il porto Tarantino, e nel suo mezzo l’istmo non maggiore di venti stadj, pose mano alla seguente opera. Staccò parte dell’istmo dalla città e cinsela di muro e di fosso dall’uno all’altro lato del mare; fattivi quindi passare tutti gli abitatori senza distinzione, la munì di forte presidio, mercè di che rassicurati i Calabri diedersi a cercar mezzo di scuotere il gottico giogo; e di ciò basti. Re Totila occupato nella Lucania un fortissimo castello vicino

  1. La costoro città, ora distrutta, in Calabria fu edificata da Filottete, dove ora è Torre Brodogneto, e Sibari rovinata.