Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/44

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38 adelchi

                        carlo.
                                 Ed io
La compirò.
                       (a MARTINO)
                   Pensa, o Latino, e certa
Sia la risposta: a cavalieri il passo
Dar può la via che percorresti?

                       martino.
                                          Il puote.
E a che l’avrebbe preparata il cielo?
Per chi, signor? perché un mortale oscuro
Al re de’ Franchi narrator venisse
D’inutile portento?

                        carlo.
                        Oggi a riposo
Nella mia tenda rimarrai: sull’alba,
Ad un’eletta di guerrier tu scorta
Per quella via sarai. - Pensa, o valente,
Che il fior di Francia alla tua scorta affido.

                       martino.
Con lor sarò: di mie promesse pegno
Il mio capo ti fia.

                        carlo.
                        Se di quest’alpe
Mi sferro alfine, e vincitore al santo
Avel di Piero, al desiato amplesso
Del gran padre Adrian giunger m’è dato,
Se grazia alcuna al suo cospetto un mio
Prego aver può, le pastorali bende
Circonderan quel capo; e faran fede
In quanto onor Carlo lo tenga. - Arvino!
                    (entra ARVINO)
I Conti e i Sacerdoti
               (al LEGATO e a MARTINO)
                            E voi, le mani
Alzate al Ciel; le grazie a lui rendute
Preghiera sian che favor novo impetri.
             (partono il LEGATO e MARTINO)

SCENA IV.


                        carlo.
Così, Carlo reddiva. Il riso amaro
Del suo nemico e dell’età ventura
Gli stava innanzi; ma l’avea giurato,
Egli in Francia reddia. - Qual de’ miei prodi,