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462 osservazioni sulla morale cattolica

bisogno di prove. È cosa giusta l’amare gli erranti? Si, ancora; e per le ragioni stesse per cui è giusto d’amar tutti gli uomini: perchè Dio, da cui teniamo tutto, da cui speriamo tutto, Dio a cui dobbiamo tutto dirigere, gli ha amati fino a dare per essi il suo Unigenito1; Perchè è cosa orribile il non amare quelli che Dio ha predestinati alla sua gloria; e è un giudizio della più rea e stolta temerità l’affermare d’alcun uomo vivente, che non lo sia, l’escluderne uno solo dalla speranza nelle ricchezze delle misericordie di Dio. I testimoni che stavano per scagliare le prime pietre contro Stefano, depesero le loro vesti a’ piedi d’un giovinetto, il quale non si ritirò inorridito, ma, consentendo alla strage di quel giusto, rimase a custodirle2. Se un cristiano avesse allora accolto nel suo cuore un sentimento d’odio per quel giovinetto, di cui la tranquilla ferocia contro i seguaci del Giusto, di Quello in cui solo è la salute3, poteva parere un segno così manifesto di riprovazione; se avesse mormorata la maledizione che pare così giusta in bocca degli oppressi, ah! quel cristiano avrebbe maledetto il Vaso d’elezione4.

Donde adunque la difficoltà di conciliare questi precetti, se non dalla nostra corruttela, da cui vengono tutte le guerre tra i doveri? E questa difficoltà è appunto il trionfo della morale cattolica: poichè essa sola può vincerla; essa sola, prescrivendo con la sua piena autorità tutte le cose giuste non lascia dubbio su alcun dovere; e, per troncare le serie di quelle false deduzioni con le quali si finisce a sacrificare un principio a un altro principio, li consacra tutti, e li mette fuori della discussione. Se, andando di ragionamento in ragionamento, s’arriva a un’ingiustizia, si può esser certi d’aver ragionato male; e l’uomo sincero è avvertito dalla religione stessa d’essere uscito di strada; perchè dove comparisce il male, si trova in essa una proibizione e una minaccia. Nessun cattolico di bona fede può mai credere d’avere una giusta ragione per odiare il suo fratello: il Legislatore divino, ch’egli si vanta di seguire, sapeva certo che ci sarebbero stati degli uomini iniqui e provocatori, e degli uomini nemici della Fede; e nulladimeno gli ha detto senza fare eccezione veruna: Tu amerai il tuo prossimo come te stesso.

È uno dei più singolari caratteri della morale cattolica, e de’ più benefici effetti della sua autorità, il prevenire tutti i sofismi delle passioni con un precetto, con una dichiarazione. Così, quando si disputava per sapere se uomini di colore diverso dell’europeo dovessero essere considerati come uomini, la Chiesa, versando sulla loro fronte l’acqna rigeneratrice, aveva imposto silenzio, per quanto era in lei, a quella discussione vergognosa; li dichiarava fratelli di Gesù Cristo, e chiamati a parte della sua eredità.

Di più, la morale cattolica rimove le cagioni che rendono difficile l’adempimento di questi due doveri, odio all’errore, amore agli uomini, proscrivendo la superbia, l’attaccamento alle cose della terra, e tutto ciò che strascina a rompere la carità. E ci somministra i mezzi per essere fedeli all’uno e all’altro; e questi mezzi sono tutte quelle cose che portano la mente alla cognizione della giustizia, e il core all’amore di essa; la meditazione sui doveri, la preghiera, i sacramenti, la diffidenza di noi stessi, la confidenza in Dio. L’uomo educato sinceramente a questa scola, eleva la sua benevolenza a una sfera dove non arrivano i contrasti, gl’in-

  1. Sic enim Deus dilexit mundum, ut Filium suum unigenitum daret. Ioan. III, 19.
  2. Testes deposuerunt vestimento sua secus pedes adolescentis, qui vocabatur Saulus.... Saulus autem erat consentiens neci ejus. Ac. Apost. VII, 57, 59.
  3. Non est in alio aliquo salus. Act. Apost. IV, 12.
  4. Vas electionis est mihi iste. Ibid. IX, 15.