Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/502

Da Wikisource.
496 osservazioni sulla morale cattolica


4.° Se non producono quest’effetto, qual effetto producono?

Per risolvere queste questioni, in quanto è richiesto dall’argomento, non abbiamo a far altro che rammentare in compendio ciò che è insegnato universalmente nella Chiesa per l’istruzione de’ fedeli che vogliono profittare dell’indulgenze, e ciò che è deciso da essa, per la regola di quelli a cui è data dal suo divin fondatore la potestà di concederle.

1.° Cos’è l’indulgenza ecclesiastica?

Ne prendo la definizione dal catechismo della diocesi di Milano, che concorda con tutti i catechismi approvati dalla Chiesa. «L’indulgenza è una remissione di penitenze o pene temporali, che rimangono da scontare per i peccati già rimessi quanto al reato della colpa e della pena eterna1

2.° Ci può essere eccesso nelle concessioni d’indulgenze?

Senza dubbio: il IV concilio di Laterano e quello di Trento hanno parlato di quest’eccesso, e ne hanno o prescritti o indicati i rimedi.

3.° Le concessioni eccessive d’indulgenze vanno contro i princìpi della moralità?

No, di certo. La maniera di dispensar l’indulgenze, dice Bossuet, riguarda la disciplina2. Posto ciò, le concessioni eccessive saranno bensì un abuso; ma gli abusi di fatto non possono alterare i princìpi della moralità, i quali non appartengono alla disciplina, ma alla fede. Essendo ogni principio di moralità un domma, non può esser contradetto che da un errore dommatico. Vediamo ora, più in particolare, come i princìpi della moralità rimangono intatti, anche con ogni possibile eccesso di concessioni d’indulgenze.

La cosa essenziale, in primo grado, a ristabilire la moralità dell’uomo caduto nella colpa, è la rettitudine, o piuttosto il raddrizzamento della volontà e, per conseguenza, dell’opere, quando e fin dove ci sia la possibilità d’operare. E questa cosa essenziale, l’indulgenza, non che essere un mezzo di farne di meno, la suppone e l’esige, poichè non è concessa se non a chi è stata rimessa la colpa, cioè all’uomo che sia in istato di grazia; parole che significano: amor di Dio e de’ suoi comandamenti, dolore e detestazione de’ peccati commessi, avversione al peccato di qualunque sorte, amor degli uomini senza eccezione, perdono dell’offese ricevute, riparazione dei torti fatti, adempimento di tutti i doveri essenziali, in somma la conformità dell’animo e dell’azioni alla legge divina3. Dico cose note al cattolico, anche il più rozzo, purchè sia capace di confessarsi; giacchè l’assoluzione, per la quale il peccatore è rimesso in stato di grazia, non è data, o non è valida, se non a queste condizioni. E dico insieme cose che importano una moralità sconosciuta a’ più acuti e profondi pensatori del gentilesimo; quella moralità manifestata dalla rivelazione, e che s’estende, come oggetto, a tutto il bene, e come regola, a tutto l’uomo.

Con questa osservazione è levato, di mezzo l’equivoco che potrebbe nascere da quelle parole: Come conciliare la giustizia di Dio col perdono accordato a una così debole penitenza? L’opere alle quali è annessa l’in-

  1. Aggiunta all’Esposizione della dottrina cristiana, cavata dal Catechismo romano, ecc. Dell’Indulgenze.
  2. Exposition de la doctrine de l’Église catholique, § VIII.
  3. Non si deve qui intendere una conformità perfetta e d’ogni momento, che escluda ogni mancamento il più leggiero; la qual perfezione non è concessa ad alcuno de’ discendenti d’Adamo, se non per un dono specialissimo, come fu della Madre del Salvatore. Bisogna qui rammentarsi la distinzione tra le colpe gravi, che fanno perdere la grazia di Dio, e le veniali; distinzione ammessa, in altri termini, dal’illustre autore, come dal senso comune. Vedi il Cap. VI.