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XXXII.

La bella Donna, che ’n virtù d’Amore
Mi giunge al gioco simigliante a lei,
Novellamente ha dentro agli occhi miei
Ritrovata la via per gire al core:

Ond’ei superbo del soverchio onore,
Che ’n lui si degni d’abitar costei
Divina in Terra, ogni pensier, ch’avei
Indi mandò subitamente fuore;

Talchè l’albergo in libertà le rese,
Siccome a Donna simile conviensi,
Qual ho davanti agli occhi, ovunque io giro.

E con la forza del piacer, ch’accese
Si ratto, e occupò tutt’i miei sensi,
Mi mena quasi all’ultimo sospiro.

XXXIII.

Gli occhi soavi, al cui governo Amore
Commise i miei pensieri, e ʼl viver mio,
Che già col raggio lor benigno e pio
Mi facean soave ogni dolore;

L’ostro, e le perle, che con tant’odore
Movean leggiadre parolette, ond’io
Trovai conforto al mio duolo aspro e rio;
Ov’io solea gioir con tanto ardore,

Mi sono or lungi; e nel cammino amaro
Fu sol conforto alla mia stanca vita
La rimembranza della vostra fede.

Anima pellegrina, ogni altra aita
È nulla a me, se non l’esservi caro,
Nè saprei domandarvi altra mercede.