Pagina:Orazioni di Buonaccorso da Montemagno il Giovane.pdf/54

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uomini, spogliato lo erario, dissipato l’ordine delle pubbliche ricchezze, divisa la potenzia, disprezzata la fama; a poco a poco si massima Città, il cui vigore non poteva per tutto l’orbe abitato misurarsi, a tanta calamità è divenuta, che appena si vedono le reliquie delle alte ruine. Vedendo adunque l’utile e prudentissimo governo vostro, Magnifici Signori, la giustizia, la concordia, la verità delli consigli, la fedelità delle opere, nelle quali il capo di questa felicissima Repubblica è figurato, e al quale tutte le potenzie private con grande amore e grande unione sono conferite: non mi posso saziare di rompere questa voce. O mille e mille volte, beatissima Republica, alla quale vedendo voi, Magnifici Signori novelli, inanimati, pronti, sinceri, amanti bene disposti, con tutto il cuore, con tutte le forze vostre; che si può sperare di voi? Che si può dire? Se non, o mille e mille volte beatissima Republica, che di tale prestanzia d’uomini se’ formata, che di tali intelletti se’ illuminata, e di tanta unione se’ solidamente congregata! Priego colui, il quale è datore di tanti beni, che per non estinguere il nome Italico, in voi ha tante grazie conferite; che con unione e pace e sempiterna fama vi governi. Restami in questa ultima parte a pagare uno debito mio, e il tempo ciò require, non avendo io più a perorare pubblicamente fino alla fine dello ufficio mio al cospetto di questo benigno e liberalissimo Popolo Italiano. E quando io considero la impotenzia mia, disproporzionata e ineguale al magno dono, alla beniguità, alle grazie, come predissi, (1) e alla graziosa elezione di me, uomo debile (2), e insufficiente a sì splendido Luogo, e potente Magistrato, il quale da voi, e per voi tengo, Illustri Signori miei, ornatissimi cittadini, e Popolo gratissimo; non è in me solamente lingua bastante ad esplicare, ma nè potenzia d’intelletto ad immaginarlo. Che essendo io in questa età nel novello Ordine civile, che io teneva

(1) Predire. dire innanzi in senso proprio non metaforico di profetare. (2) Debile, aggettivo; lo stesso che debole.