Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
75
chiaro e illustre; quando degl’Iddii immortali, de’ parenti,
delli amici, de’cognati e della Republica penserà: quando
nelli sacratissimi studii delle lettere sarae (1) ammaestrato;
certamente allora sopra tutti gli altri sarà tenuto nobile, alto,
illustre e chiaro: La qual cosa essere Cornelio, conciossiacosachè de’ suoi maggiori parlasse, poco innanzi diceva. Ma per
lo contrario quando sarà corrotto per pessime arti, a malvagità, a crudeltà, a ignoranza, e a discordie, a intemperanza, a
insipienzia si darà; quando non avrà cura delle cose divine, o
pietà de’ genitori, o benevolenzia alli amici, cosi sarà giudicato appresso a tutti, misero, sconoscente, vituperato, e da
tutti scacciato. Manifesto è adunque, la nobiltà vera essere
solo per la virtù dello animo. E l’abbondanza delle ricchezze,
o la larghezza della generazione non può dare, nè torre la nobiltà. Imperciocchè la propria sedia della nobilità è l’animo,
il quale la natura, imperatrice di tutte le cose, egualmente
mette in tutti i mortali da natività, non per dono ereditario
delli antecessori, ma per dono e grazia divina; ed essa ha posto il detto animo come principe della vita dell’uomo, e come
certa luce d’un chiaro specchio: conciossiacosachè, se gli
mostrerrai belle immagini, egli te le rimostrerrà più belle,
se gliele mostrerrai sozze, ti parranno più sozze. E così l’animo de’ mortali è puro e libero, disposto a pigliare nobilità e
ignobilità. In questo prestantissimo dono della umanità nessuno può incolpare il dono della natura, perchè a tutti ella dà
questo animo eguale, nè considera generazione o ricchezze,
nè potenza. Nè è alcuno tanto vile, tanto povero, tanto abbandonato, il quale dal principio del nascere non abbia animo simile a quello de’ figliuoli de’ Re, o degl’Imperadori, e che
quello non possa collo splendore della virtù adornare di gloria
della nobiltà.
(1) SARAE, uscila antica del verbo essere, terza pers. sing. del futuro indicativo: sarà.